L’Esperto Risponde
L’Esperto Risponde
Ernia para-urostomica con prolasso
Domanda
Caso decisamente complesso di ernia parastomale, ambito in cui mi sembra tu abbia notevole esperienza. In estrema sintesi: uomo decisamente voluminoso (190 cm per 120 kg circa) di 63 anni, sottoposto nel 2013 a cistoprostatectomia radicale sec. Bricker + CT per k vescicale T3N1 infiltrante la prostata (urostomia in fossa iliaca destra); follow up oncologico regolare, sospeso un mese fa in assenza di ripresa di malattia (prosegue controlli urologici). Nel 2015 prima laparoplastica per laparocele mediano epi/mesogastrico (una sorta di Rives con protesi in ppl retromuscolare ma senza chiusura della fascia anteriore); nel 2018 ulteriore plastica protesica (Ventralex) per piccolo laparocele paramediano iliaco destro incarcerato. Successiva evoluzione di laparocele parastomale con incarceramento dell’ansa urostomica (lunga per ureteri poco compiacenti) e stato urosettico (maggio u.s.), risolti in qualche modo con riduzione dell’ernia ed inserimento di un catetere nell’ansa. La gestione del medesimo, benché abbia sinora garantito il deflusso urinario, risulta comunque assai problematica ed ha già richiesto alcune volte il suo riposizionamento in S.O. con ausilio endoscopico. Il paziente, che intuibilmente vive malamente questa condizione di precarietà, è già stato sottoposto a diverse TC per studio viscerale e di parete ed è stato invitato a provvedere ad un significativo calo ponderale (in effetti una decina di kg dovrebbe averli perduti) ma, al di là di questi aspetti, costituisce, almeno per la nostra esperienza, un caso di consistente complessità e nel quale, verosimilmente, c’è una sola cartuccia da poter sparare e, soprattutto, quella giusta. Saresti allora così gentile da darmi qualche dritta al proposito ?
Risposta
Bel caso! Andiamo per punti:
E’ possibile trattare un fistola anale con protesi biologica?
Domanda
Ho letto della possibilità di trattare le fistole anali con “colla”. Quali sono le percentuali di successo?
Trattamento di Protesi Biologica Esposta
Domanda
È stato recentemente operato un paziente con peritonite acuta secondaria a deiescenza anastomotica ileo-ileale dopo chiusura di ileostomia di protezione ricorrendo a un trattamento aperto con VAC. Successivamente per la chiusura della parete abbiamo utilizzato una protesi biologica intraperitonale coperta superiormente da sottocute e cute (non fascia non essendocene a sufficienza). Nel post-operatorio la cute e il sottocute della parte più declive della ferita è andata incontro a necrosi, delimitata e successivamente recintata. La protesi biologica a questo punto risulta essere in parte esposta con fuoriuscita (nella porzione più declive) di materiale in parte sieroso in parte corpuscolato (E Coli ESBL + già presenta al colturale delle raccolte intraperitoneali). Paziente in discrete condizioni generali, non febbre, modica leucocitosi.Oltre al trattamento antibiotico già iniziato (Merrem) mi chiedevo quale potesse essere l’approccio migliore per la risoluzione del problema di parete (protesi esposta).VAC e successiva copertura con impianto cutaneo? Avete qualche suggerimento da darmi.